…poi arrivò il ‘marketing’!

L’imprenditore vero confida nella propria intuizione d’aver un prodotto o servizio di propria creazione che incontrerà il favore della clientela; quindi l’imprenditore PROPONE un prodotto in cui crede, l’imprenditore dice alla propria squadra cosa ha in mente ed insieme studiano come farlo.


Il marketing invece sovverte l’ordine delle cose e cerca di capire cosa la clientela sarebbe disposta a comperare per poi farla produrre; quindi il marketing fa proporre ALLA CLIENTELA cosa l’azienda dovrebbe produrre ed, in certa misura, persin COME! L’imprenditore a questo punto vien esautorato dal suo ruolo propositivo e di guida, che passan in mano alla clientela.


il nuovo imprenditore, a questo punto demotivato da ogni spinta creativa e svuotato della spinta ad esser ammirato per ciò che ha realizzato, sposta il suo interesse a quello di investitore ed i suoi sforzi alla massimizzazione del profitto senza più badare alla qualità intrinseca ma a quella percepita.


Il passo seguente è quello di considerar la propria stessa ditta (o persin solo l’idea di ditta) come un prodotto da piazzar sul mercato.


Diverso infatti è richieder un prestito (‘finanziamento’ garantito comunque da un’idea di ditta, del suo potenziale futuro in vista di ragionevoli ritorni sul capitale prestato) o cederne quote e, anche qui, diverso sarà cederle a semplici risparmiatori interessati ai dividendi, a speculatori interessati alla crescita del valore delle proprie quote o a chi intenda associarsi in modo collaborativo (condividendo successi ed insuccessi e contribuendo alla strategia aziendale) piuttosto che mirare ad un interesse personale anche contro quello aziendale, per esempio dirigendo i flussi finanziari degli acquisti e delle vendite, dandosi emolumenti importanti, sottraendo conoscenze o speculando sulle informazione (inside trading).